La Critica
Catalogo d'Arte PORTO FRANCO 2023 I personaggi di una storia personale o collettiva erti a mo' di manichini in un'atmosfera metafisica che mineralizza la memoria nel suo ruolo di modello d'azione. Le figure si avvicinano allo spettatore come a voler prorompere dallo spazio alla tela. L'astro in alto ravvisabile al disco solare, si staglia all'orizzonte in simmetria cromatica alla bandiera di conquista di un mondo battuto dal sangue. Vittorio Sgarbi |
ATLANTE DELL'ARTE CONTEMPORANEA DE AGOSTINI 2020
Le opere Ottorino Stefanini sono accomunate da gamme cromatiche ridotte all'essenziale, pure e vibranti. Le pennellate scivolano lentamente sulla tela, con segni equilibrati, definendo le impalcature delle scene attraverso un sapiente gioco di geometrie e prospettive.
La sua produzione si compone di opere con soggetti metafisici e surreali, dove la figurazione diventa puro espediente per affrontare una particolare ricerca estetica, volta a svelare le incertezze, le contraddizioni e le paure che affliggono la realtà quotidiana, accanto alle quali ciascun individuo e costretto a vivere. Soggetti principali delle opere di Stefanini sono i manichini, volti privi di espressione, simbolo di un'umanità svuotata e indifferente. L'artista propone eserciti di donne e uomini, in vesti da lavoro o clericali, che avanzano verso lo spettatore disposti l'uno accanto all'altro: una marcia silenziosa di sagome senza vita, nascoste dietro i loro copricapo in un'atmosfera rarefatta.
Si ritrovano nei dipinti del romano, influenze stilistiche del Dada Berlinese, ma anche reminiscenze di un gusto satirico tanto caro al gruppo Nuova Oggettività, a cavallo tra anni Venti e Trenta del secolo scorso. Non e difficile inoltre rinvenire qualche vago sentore dell'enigmaticità propria del surrealismo di Magritte, unita all'immobilità La sua produzione si compone di opere con soggetti metafisici e surreali, dove la figurazione diventa puro espediente per affrontare una particolare ricerca estetica atemporale della pittura metafisica di De Chirico: modelli plasticamente evocati, ad esempio, nell'opera Convivio (2016). La ripetizione quasi ossessiva della figura umana e la serialità dei suoi movimenti, conferiscono alle opere di Stefanini una suggestione ipnotica, un'aura di enigma e mistero, la quale diventa il filo conduttore di tutta la produzione.
Il nostro affronta visivamente il tema della serialità già nel ciclo Writing Egyptian, del 2009, proponendo i profili iconici dei manichini anche nelle serie parietali, realizzate con la tecnica dello stucco su tela, di cui sono esempio le opere La Gabbia (2014), Il giudizio (2014) e L'attenzione (2016). 11 tema della marcia seriale di individui a mezzo busto, e magistralmente ripensato dall'artista in diverse occasioni, dai volti spigolosi de I cappelli di Otto, ai manichini impalati sulle spiagge del ciclo Kyoto-protocol. Presenze lontane da ogni limite spaziale e temporale, i manichini con il cappello diventano il pretesto per parlare di spersonalizzazione, incomunicabilità e omologazione tra gli individui. Stefanini sceglie di far-lo giocando sui concetti antitetici di immobilità e movimento. Alle figure statiche che si muovono in massa, private del proprio io al pari di un piccolo tassello di un grande meccanismo, fanno da contraltare gli impercettibili e sottili movimenti accennati dai fiocchi svolazzanti di alcuni cappelli, o i volteggianti corpi volanti nella serie Human.
Un messaggio di speranza, forse, che si muove nel tentativo di mostrare allo spettatore una possibilità di liberazione dalle catene sociali, proposta dal nostro anche attraverso la presenza costante, in ogni sua opera, di un cappello dalle forme diverse.
Variazioni stilistiche e formali caratterizzano poi la serie Alla ricerca di Franz Kafka, realizzata dal 2009, dove Stefanini abbandona il monocromo, realizzando a contrasti tonali che donano nuova identità ai suoi manifesti. Si tratta di un ciclo interessantissimo, dove Stefanini traduce in forme pittoriche il fulcro dell'indagine poetica dello scrittore praghese. Su uno sfondo di grattacieli plumbei, si scorgono, infatti, le nuove inespressive sagome umane, escluse, come i personaggi condannati dei romanzi di Kafka, da un'esistenza libera e felice, responsabili di colpe ignote persino a loro stessi. Stefanini riesce dunque con la sua corposa produzione a rappresentare, in maniera semplice, chiara e talvolta crudele, la drammatica contraddittorietà dell'individualismo nella società contemporanea.
Ne propone una critica sottile, ma anche polemico, attribuendo ai suoi lavori titoli di aperta denuncia come L'indifferenza, L'intruso o N' euro zona. Scava nelle profondità dell'alienazione umana e delle sofferenze esistenziali del nostro tempo, rappresentando il silenzio assordante del mondo con un tratto stilistico distintivo e immediatamente riconoscibile. L'attività espositiva di Ottorino Stefanini prende il via già nel 1979, con importanti occasioni espositive personali e collettive, cui si aggiungono numerose partecipazioni a fiere d'arte con-temporanea, mostre d'arredo e di design.
L'arte e la Filosofia
Le immagini di Ottorino Stefanini colpiscono per la loro capacità di portare l'osservatore al cuore delle sofferenze esistenziali e sociali del nostro tempo: spersonalizzazione, paura, incertezza, incomunicabilità, esclusione, omologazione.
I manichini senza volto sullo sfondo di città grigie e atmosfere rarefatte aprono il sipario su un'umanità svuotata e indifferente. Riconoscere in essi le nostre malattie significa iniziare a guarire.
Forse per questo alcuni tra i dipinti di Stefanini portano in sé una piccola traccia di speranza, come la finestrella accesa o la luna chiara nel grigiore di Paesaggio invernale.
L'arte concepita come strumento di impegno e di denuncia sociale, come pensiero che si traduce in figura e ci aiuta a decifrare noi stessi: tanto possono dirci queste opere in cui si respira l'immobilità atemporale della pittura metafisica di De Chirico e - dietro il velo della presunta ovvietà delle cose - l'enigmaticità del surrealismo di Magritte.
Le immagini di Ottorino Stefanini colpiscono per la loro capacità di portare l'osservatore al cuore delle sofferenze esistenziali e sociali del nostro tempo: spersonalizzazione, paura, incertezza, incomunicabilità, esclusione, omologazione.
I manichini senza volto sullo sfondo di città grigie e atmosfere rarefatte aprono il sipario su un'umanità svuotata e indifferente. Riconoscere in essi le nostre malattie significa iniziare a guarire.
Forse per questo alcuni tra i dipinti di Stefanini portano in sé una piccola traccia di speranza, come la finestrella accesa o la luna chiara nel grigiore di Paesaggio invernale.
L'arte concepita come strumento di impegno e di denuncia sociale, come pensiero che si traduce in figura e ci aiuta a decifrare noi stessi: tanto possono dirci queste opere in cui si respira l'immobilità atemporale della pittura metafisica di De Chirico e - dietro il velo della presunta ovvietà delle cose - l'enigmaticità del surrealismo di Magritte.
C'è un ritorno su determinati temi che caratterizza l’opera dell’artista, non certo per un avvitamento del pensiero, ma – al contrario – per un procedere che scava e accede, attraverso l’immagine, alle profondità dell’umana alienazione per farsene coscienza critica. I poli entro i quali si muove questa produzione pittorica potrebbero essere raccolti in due principi antitetici.
Da una parte l’immobilità, rappresentata dalla serie dei cappelli: figure statiche che soggiacciono ai meccanismi dell’omologazione e della massificazione, tasselli indifferenti di una macchina produttiva che ha asservito la stessa natura ai bisogni della produzione. Dall'altra parte il movimento – già interno alla serie dei cappelli (si noti per esempio il fiocco che svolazza sopra uno dei cappelli rossi di Singolare collettivo) - evocato soprattutto nella serie Human: uomini che volteggiano come aquiloni, legati tra loro necessariamente, senza poter sapere se il legame significhi salvezza o perdizione, libertà o catena.
Da una parte l’immobilità, rappresentata dalla serie dei cappelli: figure statiche che soggiacciono ai meccanismi dell’omologazione e della massificazione, tasselli indifferenti di una macchina produttiva che ha asservito la stessa natura ai bisogni della produzione. Dall'altra parte il movimento – già interno alla serie dei cappelli (si noti per esempio il fiocco che svolazza sopra uno dei cappelli rossi di Singolare collettivo) - evocato soprattutto nella serie Human: uomini che volteggiano come aquiloni, legati tra loro necessariamente, senza poter sapere se il legame significhi salvezza o perdizione, libertà o catena.
La serie delle EquiTensioni sembra suggerire una sintesi tra i due principi: l’uscita dall’immobilità alienata e rassicurante, la costruzione di relazioni creative e liberanti si realizzano in un percorso fatto di equilibri rinnovati, di bilanciamenti, di tensioni non risolte ma accettate e vissute.
Prof.ssa Rossana Rolando
Prof.ssa Rossana Rolando
Ottorino Stefanini, artista figurativo contemporaneo dalle molteplici suggestioni
Tante figure, l’una accanto all’altro, a sottolineare la spersonalizzazione e insieme una comunicazione assente. Quell’incomunicabilità che sembra dominare questo periodo così complesso e a cui la severa disciplina pittorica dell’autore dà forma. Gli sfondi richiamano atmosfere rarefatte e dunque realtà aleatorie. Le sembianze tutte uguali di uomini manichini sono quasi ipnotiche. La tela ne viene totalmente ricoperta e questo non lascia via di fuga a chi osserva. La poesia e il dramma sono lì, nella ripetizione ossessiva di figure fredde e atemporali.
È il silenzio che domina, un senso di inquietudine immerso però in un’aura di malinconia. Ogni dipinto è un insieme di domande essenziali ed esistenziali. C’è ancora emozione in questi uomini? La loro pietrificazione parla di un’esistenza schiacciata da meccanismi oscuri.
Ottorino Stefanini, con la sua pittura raffinata, si muove tra il surrealismo enigmatico che rimanda a Magritte e l’impronta metafisica di De Chirico. Il risultato è una produzione artistica di grande sensibilità e forte impatto emotivo, il che lo accredita tra i pittori italiani più quotati.
Affordable Art Point
Tante figure, l’una accanto all’altro, a sottolineare la spersonalizzazione e insieme una comunicazione assente. Quell’incomunicabilità che sembra dominare questo periodo così complesso e a cui la severa disciplina pittorica dell’autore dà forma. Gli sfondi richiamano atmosfere rarefatte e dunque realtà aleatorie. Le sembianze tutte uguali di uomini manichini sono quasi ipnotiche. La tela ne viene totalmente ricoperta e questo non lascia via di fuga a chi osserva. La poesia e il dramma sono lì, nella ripetizione ossessiva di figure fredde e atemporali.
È il silenzio che domina, un senso di inquietudine immerso però in un’aura di malinconia. Ogni dipinto è un insieme di domande essenziali ed esistenziali. C’è ancora emozione in questi uomini? La loro pietrificazione parla di un’esistenza schiacciata da meccanismi oscuri.
Ottorino Stefanini, con la sua pittura raffinata, si muove tra il surrealismo enigmatico che rimanda a Magritte e l’impronta metafisica di De Chirico. Il risultato è una produzione artistica di grande sensibilità e forte impatto emotivo, il che lo accredita tra i pittori italiani più quotati.
Affordable Art Point
La conferma di una speranza
La vasta e incessante produzione artistica di Ottorino Stefanini rivela una sensibilità profondamente attenta agli eventi del nostro tempo. Analizzando i dipinti degli ultimi anni, appare evidente il ricorrere costante a figure anonime, manichini, che popolano la tela in maniera ordinata, omologati da cappelli e camicie.
Questi uomini senza volto si presentano quindi allo spettatore come delle sagome prive di vita, nascosti dietro i singoli copricapo, avvolti in un’atmosfera surreale e metafisica.
E’ proprio il senso di incomunicabilità il messaggio forte che l’artista vuole trasmettere attraverso i suoi uomini-manichino, impenetrabili e quasi criptici nei loro pensieri. Una critica sottile, seppur graffiante, della società contemporanea volta soltanto alle dinamiche del consumo e incentrata sull’individualismo.
Andando oltre una lettura superficiale dell’opera di Stefanini, si può arrivare ad un messaggio ancor più profondo: questa ricerca di comunicazione e identità che sembra apparentemente ormai perduta, è invece per l’artista ancora possibile. Attraverso l’uso sapiente del colore, Ottorino Stefanini non si arrende a una rappresentazione grigia e monocroma bensì reagisce mediante studiati contrasti tonali per recuperare un’identità ai suoi manichini. Una ricerca ispirata senza dubbio anche da una nascente passione per la letteratura russa e Kafka, cui peraltro è dedicata una serie di dipinti.
Una conferma di questa speranza di riscatto viene riscontrata dalla costante presenza, in ogni sua opera, di un cappello diverso. Osservando quindi accuratamente i dipinti, è possibile sempre scorgere, nonostante l’immobilità della scena, un alito di vita e di fiducia in quel nastro mosso da un vento surreale.
Chiara de Angelis (Storica d'arte)
La vasta e incessante produzione artistica di Ottorino Stefanini rivela una sensibilità profondamente attenta agli eventi del nostro tempo. Analizzando i dipinti degli ultimi anni, appare evidente il ricorrere costante a figure anonime, manichini, che popolano la tela in maniera ordinata, omologati da cappelli e camicie.
Questi uomini senza volto si presentano quindi allo spettatore come delle sagome prive di vita, nascosti dietro i singoli copricapo, avvolti in un’atmosfera surreale e metafisica.
E’ proprio il senso di incomunicabilità il messaggio forte che l’artista vuole trasmettere attraverso i suoi uomini-manichino, impenetrabili e quasi criptici nei loro pensieri. Una critica sottile, seppur graffiante, della società contemporanea volta soltanto alle dinamiche del consumo e incentrata sull’individualismo.
Andando oltre una lettura superficiale dell’opera di Stefanini, si può arrivare ad un messaggio ancor più profondo: questa ricerca di comunicazione e identità che sembra apparentemente ormai perduta, è invece per l’artista ancora possibile. Attraverso l’uso sapiente del colore, Ottorino Stefanini non si arrende a una rappresentazione grigia e monocroma bensì reagisce mediante studiati contrasti tonali per recuperare un’identità ai suoi manichini. Una ricerca ispirata senza dubbio anche da una nascente passione per la letteratura russa e Kafka, cui peraltro è dedicata una serie di dipinti.
Una conferma di questa speranza di riscatto viene riscontrata dalla costante presenza, in ogni sua opera, di un cappello diverso. Osservando quindi accuratamente i dipinti, è possibile sempre scorgere, nonostante l’immobilità della scena, un alito di vita e di fiducia in quel nastro mosso da un vento surreale.
Chiara de Angelis (Storica d'arte)
La poetica dell’enigma
Ottorino Stefanini è uno degli artisti più originali dei nostri tempi, la sua sintesi pittorica è caratterizzata da un tratto stilistico distintivo, immediatamente riconoscibile.
La figura umana che si ripresenta con una ripetizione ossessiva di opera in opera, ricopre totalmente la superficie della tela inchiodando l’osservatore in una suggestione ipnotica che apre una comunicazione con il mondo interiore, inconscio.
Stefanini c’introduce nella sua “poetica dell’enigma”, con un’indagine della realtà che trascende la logica, oltrepassa i confini dell’apparire. L’uomo manichino si rileva un’algida presenza atemporale.
Stefanini sembra divertirsi creando, come un funambolo effettua virtuosismi sulla fune in perfetto equilibrio, centellina gesti pittorici controllati, chirurgici, grazie ad una solida esperienza maturata nel tempo.
Artista sicuro di se che seduce e incanta, con la sua ironia riesce a creare opere studiate nei minimi dettagli dove nulla sembra lasciato al caso.
Nell’immobilità delle figure statiche c’è silenzio, un horror vacui che tutto pervade, qualcosa di non svelato, un apparente non-sense, una velatura di malinconia su tutto.
La sua opera rivela una personalità complessa, mai banale, che si piega con una volontà ferrea agli obblighi di una severa disciplina pittorica. Una pittura raffinata che scandaglia la realtà disvelando il mistero che si cela negli aspetti più comuni del vivere.
Il grande Giorgio de Chirico seppe magistralmente interpretare il tema dell’enigma e così si espresse a riguardo: “la figura umana è un paravento che nasconde molte cose ….. la rivelazione nasce dalla pietrificazione, dalla sostituzione del paesaggio con la figura umana, con la statua ed il manichino…”
Ci troviamo di fronte ad un artista estremamente fecondo, perseverante, tenace che si pone domande essenziali.
Nella serie pittorica intitolata “Alla ricerca di Franz Kafka” le figure umane come sagome ritagliate su uno sfondo di grattacieli plumbei, si aggirano inespressivi e alessitimici. Il tema fondamentale del celebre scrittore praghese è la colpa e la condanna dei protagonisti dei suoi romanzi , così l’umanità rappresentata da Stefanini sembra aver perso irrimediabilmente una collocazione autentica nel mondo.
Uomini esclusi da un’esistenza libera e felice, reietti, schiacciati da meccanismi oscuri, ignoti persino a loro stessi.
La vita umana è un tentativo di approdare ad una conoscenza salvifica fallimentare.
L’uomo contemporaneo incapace di provare empatia, di entrare in comunicazione autentica da cui deriva la tragica impossibilità di trovare una rete di sostegno in gesti d’amore che diano un senso al proprio essere nel mondo.
Stefanini indaga nelle pieghe del quotidiano attraverso una pittura analitica e, come Magritte, sembra essere interessato a rappresentare il “silenzio del mondo”.
Ottorino Stefanini si distingue da altri artisti contemporaneo grazie ad un’arte che propone spunti di riflessione, la sua arte non è un mero esercizio stilistico, espressione tangibile della sua capacità di fare, la sua arte è arte del pensiero, della capacità di pensare e far riflettere.
Queste tele sono luoghi della mente, il pensiero tesse la sua tela, Stefanini sovverte le regole e ne reinventa di sue.
Dietro l’apparente tranquillità di trame indecifrabile e leitmotiv di frammenti ossessivamente ripetuti come in un gioco di specchi che crea la sensazione paradossale di non essere l’osservatore ma l’osservato.
Stefanini, lontano dall’arte considerata come mercanzia, artista libero che attraverso le scelte cromatiche esprime la sua natura introversa, intimistica riflessiva e sensibile.
La sua arte rende immutabile ciò che è insito nell’essere umano, la sua arte sfiora la filosofia, i particolari pittorici, la suddivisione delle superfici, ogni dipinto suscita quesiti a cui ogni individuo potrà dare una personale risposta individuale.
Testo critico di Laura Mercuri
Gli Uomini senza volto di Ottorino Stefanini
Le opere di Stefanini Ottorino hanno uno speciale magnetismo perché in ognuna di quelle sagome dai cappelli gialli, rossi, verdi, bianchi, che nascondono i volti non volti, possiamo riconoscere ognuno di noi , con le nostre inquietudini con il colore delle nostre solitudini. L’impianto iconico deciso e la linea compositiva rappresentata dall’unicità del tema, descrive infatti la dimensione psicologica del disagio che l’uomo di oggi incontra nel suo cammino. Infatti Stefanini coglie l’uomo che spesso è artefice della rovina del suo pianeta nei momenti che attraverso silenzi infiniti cammina alla cieca alla ricerca del suo “io”.
Le figure in fila che evidenziano contenuti simbolici, esplorano nascosti pensieri in uno spazio che diventa dimensione psicologica. Tra primi piani e volumi, misteriose figure, come manichini, nascondono sotto i cappelli, tutti uguali, quegli intimi pensieri dell’inconscio che danno corpo ad una profonda inquietudine.
Non a caso una delle opere più significative è sul protocollo di Kyoto, l’accordo internazionale tra i paesi industrializzati per combattere, riducendo i gas, i mutamenti ambientali.
Secondo la mia personale interpretazione gli uomini senza volto di Stefanini, fermi nel tempo, sono di monito e mi fanno tornare alla mente una alcuni versi di una poesia di Antonio De Marco: “… occhi chiusi per sempre…/ dissoluzione in polvere… nel nulla. E la morte cos’è ? / fiammella spenta di candela accesa / per fine di lucignolo e folate di vento senza fumo ….”
No, gli uomini senza volto di Stefanini alzeranno un giorno la testa e torneranno a camminare verso la vita !
Mara Ferloni, giornalista, critico d'arte, direttrice dell'Agenzia di stampa Ages.
Due opere di Ottorino Stefanini
Gli artisti sono come la natura, non in quanto la ritraggono o perché si ispirano ad essa, ma perché nel loro stile ci sono fasi, cicli, rinnovamenti, sconvolgimenti e soprattutto imitazioni che per la loro genialitá non sono mai identiche ma sempre innovative, a volte con una forza che puó superare la matrice stessa. Ottorino Stefanini sembra essere entrato in una fase di maturitá artistica in cui si distanzia dai modelli per trovare una sua collocazione attraverso stile, segno, colore e concetto. Nelle opere su tavola tonda di legno del 2009 l’artista “gioca” con de Chirico e Magritte in un modo simultaneamente ludico e concettuale per poi diventare un artista contemporaneo con un proprio stile e una propria indipendenza.
I due profili di uomini con cappello ricordano il surrealismo di Magritte mentre la scena urbana sullo sfondo evoca la metafisica di de Chirico. Come le figure di Magritte, i due profili possono essere mentalmente scomposti. Come la metafisica architettonica di de Chirico la scena urbana quasi incongrua e distaccata ci permette di vedere le figure nella loro essenza. Lo sfondo è una scena per un colloquio misterioso senza parola e senza emozioni. Il mistero e la metafisica formano un immagine onirica in cui i protagonisti e il contesto completamente distaccati, misteriosi e senza pathos sembrano appartenere al mondo dei sogni.
La seconda immagine idealmente da vedere in tandem ai due profili virili e’ ben piú complessa e concettuale. Se nella prima opera il pittore ci mostra i modelli, o meglio una lezione di arte moderna da cui impara affascinato lo stile dei maestri, nella seconda mostra la sua capacità di creare e arrivare all’ astrazione contemporanea attraverso la scoperta del segno. Stefanini cancella ogni architettura, le figure non si stagliano contro uno sfondo bidimensionale ma contro la materia stessa della tavola. La profondità non ha più niente di prospettico ma piuttosto suggerisce l’illusione della profondità materica. Il profilo virile e’ scomposto a tal punto da essere diventato segno. Il segno con le sue curve e linearità è riconoscibile solo se si conosce l’opera intermedia altrimenti sarebbe un’ astrazione che fluttua da destra verso sinistra, dal bianco del colore alle gradazioni del legno che costituisce il fondo. In quest’opera Stefanini scopre il segno come elemento distintivo. Seppur raggiunto attraverso il mistero e la metafisica questo elemento contiene e nega i maestri diventando personale.
Certamente Stefanini è arrivato all’astrazione del segno attraverso il cubismo ma sembra anche allontanarsi dal modello Picasso per approdare ad una teoria personale e probabilmente minimalista. Solitamente l’artista che scopre il segno che meglio lo rappresenta è portato a ripeterlo in una specie di retorica senza fine. L’opera in questione mostra l’entusiasmo della scoperta del segno insieme a quello della materia che lo sostiene.
In queste due opere Stefanini ci mostra il suo passaggio dal figurativo (seppur con le sue citazioni surrealiste e metafisiche) all’astrazione. In questo passaggio vediamo quale potrebbe essere il futuro sviluppo della sua pittura in cui il mistero della figura umana e della sua realtà contestuale diventano segno e materia carichi di significati concettuali seppur nell’essenza di una forma semplificata.
Paolo Alei, Professore di Storia dell'Arte
Certamente Stefanini è arrivato all’astrazione del segno attraverso il cubismo ma sembra anche allontanarsi dal modello Picasso per approdare ad una teoria personale e probabilmente minimalista. Solitamente l’artista che scopre il segno che meglio lo rappresenta è portato a ripeterlo in una specie di retorica senza fine. L’opera in questione mostra l’entusiasmo della scoperta del segno insieme a quello della materia che lo sostiene.
In queste due opere Stefanini ci mostra il suo passaggio dal figurativo (seppur con le sue citazioni surrealiste e metafisiche) all’astrazione. In questo passaggio vediamo quale potrebbe essere il futuro sviluppo della sua pittura in cui il mistero della figura umana e della sua realtà contestuale diventano segno e materia carichi di significati concettuali seppur nell’essenza di una forma semplificata.
Paolo Alei, Professore di Storia dell'Arte
Un'allegoria del declino
L' itinerario artistico di Ottorino Stefanini è intessuto d'intenso impegno e pause di riflessione. Artista, dotato di uno spirito fortemente critico che gli ha permesso di raggiungere in anni di sperimentazioni un buon livello di preparazione artistica.
Stefanini con una sottolineatura molto personale stigmatizza alcune distorsioni della società borghese attraverso la creazione di uno scenario in cui uomini riprodotti come sagome senza connotati fisici, ovali vuoti, simbolo dell' incomunicabilità, occupano interamente lo spazio della tela. Atmosfera claustrofobica, la luce immobile è priva di vibrazioni, respiri, calore. Una moltitudine di unicità non scandagliate, questi uomini manichinisono ridotti ad essere "morti" dentro, in vita; un'allegoria del declino dell’ “homo faber” contemporaneo.
Il Novecento ha fondato la sua etica sulla totalità di un lavoro che troppo spesso riduce l'uomo a macchina produttiva.
L' “uomo di marmo” di A. Wajda è l'uomo manichino di Stefanini, l'uomo con il cappello monocromatico, in divisa nel regime capitalistico; un' umanità affogata nell' autonegazione mentale e personale.
Stefanini dimostra con straordinaria sensibilità scenari evocati da tratti lineari,rigorosamente studiati. Il colore è puro, vibrante, forse l'artista si affida ad esso per opporsi con uno slancio vitale al destino insensato di questa umanità macchina Le pennellate lente, la gamma cromatica ridotta all'essenziale, il colore che dialoga con il segno accurato, donano un forte senso di equilibrio alla composizione.
Stefanini utilizza le geometrie, la prospettiva, come una modalità d'indagine dell' esistenza, non un indirizzo stilistico fine a se stesso.
Queste opere innescano diverse opzioni interpretative, l'opera è per Stefanini un tentacolo sensibile con cui entra in contatto con la realtà con dei risultati stilistici di forte impatto emotivo.
….è un artista di grande sensibilità, costantemente impegnato in una ricerca figurativa e stilistica, grande sperimentatore, rinnovatore, unisce al suo talento, volontà e creatività inesauribile.
Laura Mercuri